Mostri marini


Il mare è un grande mistero per l'essere umano che ne attratto e spaventato allo stesso tempo, in modo atavico e viscerale. A guardarlo potrebbe sembrarci solo una grande massa d'acqua, ma sotto la superficie esiste un mondo intero, affascinante e complesso, fatto di creature strane e bellissime, altre terrificanti, un mondo di cui conosciamo solo un 20%, almeno attualmente. Si tratta di un mondo fatto si, di meravigliosi litorali, barriere coralline, acque cristalline, pesci dalle squame luccicanti, ma anche di anfratti, gole, canyon, grandi predatori, creature pericolose, relitti e profondità abissali dove la luce non penetra e vi è un buio così profondo da non riuscire neanche a immaginarlo. Ed è questo lo scenario che ha fatto da sfondo alla formazione nell'antichità di numerose leggende e credenze sul mare, espressione di timore e rispetto verso l'ignoto, il tutto probabilmente amplificato da fenomeni singolari che possono avvenire in alto mare e al ritrovamento di scheletri o resti di creature marine gigantesche e magari estinte. Oggi sappiamo che sono esistiti dinosauri marini, anche molto grandi, come il plesiosauro e che nelle profondità degli oceani esistono calamari giganti, meduse dai lunghissimi, squali e altre creature dalle grandi proporzioni o dall'aspetto molto inquietante. Nell'antichità si credeva che il mare e l'oceano fosse popolato, soprattutto in alcune zone particolari, da mostri marini di ogni sorta, che rendevano pericoloso il viaggio dei marinai. Queste creature potevano assumere varie forme, tra cui quelle di drago, serpente marino, o bestie dotate di poteri magici; potevano essere gelatinose o squamate e spesso sfiatavano getti d'acqua, un po' come le balene. Questi mostri marini venivano spesso ritratti mentre attaccavano, insidiavano, e distruggevano le navi ed erano disegnati anche nelle cartine nautiche. Bisogna però ammettere che ancora oggi persistono storie di mostri marini, di avvistamenti e testimonianze dirette. Tali avvistamenti sono spesso catalogati e studiati dagli studiosi del folclore e dagli criptozoologi. Racconti di mostri marini si trovano pressoché in tutte le culture che abbiano o abbiano avuto contatto con il mare. Resoconti di testimoni oculari provengono da ogni parte del mondo. Cosa potrebbero essere questi moderni "mostri" è fonte di dibattiti. Le possibilità includono squali-lucertola, squali elefante, pesci-remo, calamari giganti, seppie, o balene. Altre ipotesi affermano che i mostri del presente siano in realtà esemplari di rettili marini giganti, come l'ittiosauro o il plesiosauro, dei periodi rispettivamente giurassico e cretaceo, o balene oramai estinte quali il "basilosauro" Nel 1892, Anthonid Cornelis Oudemans, successivamente divenuto il direttore dei Giardini zoologici reali, pubblicò il libro The Great Sea Serpent ("Il grande serpente marino"), in cui suggeriva che molti avvistamenti di serpenti marini in realtà sarebbero stati meglio ritenuti quali pinnipedi precedentemente sconosciuti. Probabilmente molti altri resoconti di mostri marini sono avvistamenti mal interpretati di carcasse di squali o balene, banchi di alghe galleggianti, tronchi o altri relitti quali zattere, canoe o reti da pesca abbandonate. 


Tra i mostri marini più conosciuti troviamo: 
  • Il Kraken, è un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi, generalmente rappresentato come un gigantesco cefalopode somigliante a una piovra o calamaro, con tentacoli abbastanza grandi e lunghi da avvolgere un'intera nave. Il suo mito si è sviluppato soprattutto fra il Seicento e l'Ottocento, sull'onda di avvistamenti di vari tipi di mostri marini. C'è un generale consenso sul fatto che almeno parte dei kraken avvistati fossero reali esemplari di calamaro gigante o calamaro colossale. Il nome "kraken", attestato circa dal XVIII secolo, deriva da una voce dialettale norvegese krake, la cui origine è oscura; secondo alcune fonti, viene da un termine che indicava in origine un albero rachitico e contorto o un albero sradicato, a cui il kraken assomiglierebbe quando galleggia agitando i suoi tentacoli. Altre interpretazioni, invece, rimandano ad una parola imparentata con l'antico termine germanico krabben ("camminare", "strisciare", la stessa da cui deriva l'inglese crab, "granchio"). In ultimo, potrebbe anche semplicemente significare "mostro marino".
  • La balena-isola, nota anche come zaratan o aspidochelone (composto dalle parole greche aspis "serpente" o "scudo", e chelone "tartaruga"), è un leggendario mostro marino, con la forma di un'enorme balena o tartaruga. È caratterizzato da dimensioni tali che i marinai che navigano nelle sue vicinanze possono scambiarlo per un'isola, e sbarcarvi sopra; inoltre, se rimane a lungo a fior d'acqua, il suo dorso può coprirsi di vegetazione, arrivando a sviluppare nel corso del tempo persino una foresta. Il mito di un mostro marino grande come un'isola, e che poteva essere scambiato per tale dai naviganti, risale almeno alla mitologia norrena (la Saga di Oddr l'arciere e il Konungs skuggsjá) e accomuna Zaratan ad altri mostri marini celebri, in particolare il Kraken. Plinio il Vecchio nella Naturalis historia racconta la storia di un pesce gigante, che chiama pristis, sul quale sbarcano dei marinai, che si accorgono della vera natura dell'animale quando esso si immerge. L'allegoria della balena-isola si ritrova anche in sant'Isidoro di Siviglia nelle Etymologiae. Una balena-isola compare anche nei racconti di Sindbad il marinaio, durante il suo primo viaggio. 
  • Il Leviatano  (לִוְיָתָן‎, Līvəyāṯān, in ebraico tiberiense anche liwyāṯān, sempre col senso di "contorto, malvagio, avvolto") è una creatura con la forma di un serpente marino, nota sia nella teologia che nella mitologia. È citato in diversi libri della Bibbia ebraica, inclusi i Salmi, il Libro di Giobbe, il Libro di Isaia e il Libro di Amos; è menzionato anche nel Libro di Enoch. Il Leviatano è un'incarnazione del caos in forma di drago demoniaco che spesso minaccia di mangiare i dannati dopo la vita ma alla fine viene annientato. I teologi cristiani identificarono il Leviatano col demone del peccato mortale dell'invidia. Secondo il diagramma ofita, il Leviatano incapsula lo spazio del mondo materiale. Il Leviatano del Libro di Giobbe è un riflesso del più antico cananeo Lotan, un mostro primordiale sconfitto dal dio Baal Hadad. Paralleli al ruolo di Tiamat, dea mesopotamica, sconfitta da Marduk, sono stati a lungo paragonati, nella mitologia comparata come nella narrazione di draghi, i serpenti, o Indra che uccide Vṛtra, o Thor che uccide Jörmungandr. Il Leviatano figura, nella Bibbia ebraica, come metafora di un potente nemico, in particolare Babilonia (Isaia 27:1). Alcuni studiosi del XIX secolo lo interpretarono pragmaticamente come riferito a grandi creature acquatiche, come il coccodrillo. La parola in séguito venne usata come termine per la "grande balena" e per i mostri marini in generale.
  • Tiamat, nonostante sia una divinità primordiale, viene considerata un mostro marino a tutti gli effetti, molto simile al Leviatano. Nella mitologia babilonese, Tiāmat è la madre di tutto il cosmo, la Dea primordiale degli oceani e delle acque salate. Raffigurata nell'iconografia tradizionale come un serpente marino o un drago, essa era il simbolo e l'incarnazione del caos primordiale.
  • Scilla (in greco antico: Σκύλλα?, Skýlla) è un mostro marino della mitologia greca. Secondo la versione più comune, Scilla è figlia delle divinità marine Forco e Ceto. Secondo la tradizione riportata dall'Odissea, invece, sua madre è la ninfa Crateide. Altre leggende la dicono nata da Forbate e da Ecate, oppure da quest'ultima e Forco. La si considerava anche figlia di Tifone ed Echidna, oppure di Zeus e di Lamia, a sua volta figlia di Poseidone. Scilla viene descritta da Omero nell'Odissea, XII, 112, da Ovidio nei libri XIII-XIV delle Metamorfosi e da Virgilio nell'Eneide, III.  Secondo Servio e Giovanni Tzetzes, Scilla era in origine una bellissima naiade di cui si sarebbe invaghito Poseidone; allora Anfitrite, sposa del dio del mare, la trasformò in un terribile mostro versando una pozione nello specchio d'acqua dove Scilla era solita fare il bagno. Secondo quanto raccontato da Igino e Ovidio, in origine Scilla era una ninfa dagli occhi azzurri, che viveva in Calabria ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno nell'acqua del mare. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, che un tempo era stato un mortale, ma oramai era un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad esclamare il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò dalla maga Circe e le chiese un filtro d'amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei. Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una ninfa, volle vendicarsi. Quando Glauco se ne fu andato, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle, versò il filtro in mare e ritornò alla sua dimora. Quando Scilla arrivò e s'immerse in acqua per fare un bagno, vide crescere molte altre gambe di forma serpentina accanto alle sue, che nel frattempo erano diventate uguali alle altre. Spaventata fuggì dall'acqua, ma, specchiandosi in essa, si accorse che si era completamente trasformata in un mostro enorme ed altissimo con sei enormi teste di cane lungo il girovita, un busto enorme e delle gambe serpentine lunghissime. Secondo alcuni dalla vita in su manteneva il corpo di una fanciulla, mentre per altri possedeva sei teste serpentine altrettanto mostruose. Per l'orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi.
  • Cariddi in principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, che risucchiava l'acqua del mare e la rigettava (fino a tre volte al giorno), creando enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla, sicché le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino a uno dei due mostri. Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, guidati da Teti, una delle Nereidi e madre di Achille. Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, perdendo quindi solo sei compagni (i rematori più valorosi), divorati dalle altrettante teste di Scilla, anziché l'intero equipaggio. Tuttavia, dopo che Elio e Zeus distrussero la sua nave, Odisseo per poco non finì nelle sue fauci, aggrappandosi a una radice di un fico sull'isola di Cariddi, prima di venire inghiottito. Anche Virgilio, nel terzo libro della sua Eneide, fa una descrizione.  «Nel destro lato è Scilla; nel sinistro / È l’ingorda Cariddi. Una vorago / D’un gran baratro è questa, che tre volte / I vasti flutti rigirando assorbe, / E tre volte a vicenda li ributta / Con immenso bollor fino a le stelle.»

Esistono tanti altri mostri marini, quasi tutte le culture del mondo hanno le proprie leggende, i propri miti e avvistamenti. Ne esistono tantissimi anche nella letteratura dell'orrore e del fantastico, alcuni ispirati ovviamente alla mitologia, altri completamente originali. Il tema è molto vasto e se ti incuriosisce ti suggerisco di approfondire. Ti lascio qualche suggerimento di lettura:
  • "Mostri marini. Creature misteriose tra mito, storia e scienza" di Massimo Centini, editore Magenes
  • "Sulla scia dei mostri marini" di Bruno Silvio e Mosca Maurizio, Rivista Marittima
  • "Mostri del mare" di Giancarlo Costa e Maurizio Mosca, edizione Mursia
  • "Mostri marini. Ediz. illustrata. Con gadget" (per ragazzi dai 10 anni in su, ma come tutti gli illustrati è stupendo e piace anche agli adulti) di Mike Everhart, White Star.

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