Feste stagionali in onore di Venere Ericina - Anagogia (25 ottobre) e Katagogia (23 aprile)


Oggi, 23 aprile, mentre a Roma si celebravano i Vinalia Priora in onore del raccolto dell'uva dell'anno precedente, durante i quali si assaggiava il vino nuovo e si facevano offerte a Venere e Giove, in Sicilia si festeggiava Afrodite-Venere Ericina con una grandissima festa, che segnava l'inizio della bella stagione, durante la quale si praticava la prostituzione sacra, atta a rendere fertile la terra e abbondanti i raccolti, mentre le donne offrivano mazzi di giunchi, mirto e rose.
Questa festa faceva parte di un sistema che scandiva l'alternarsi delle stagioni, oltre a rappresentare un ponte tra la Sicilia e l'Africa, dove le colombe diventavano simbolo di unione tra le due sponde del Mediterraneo.
L'Anagogia (termine che significa "scesa" o "partenza") avveniva verso la fine dell'autunno, il 25 ottobre, con la partenza delle colombe sacre e quindi di Venere stessa, dal tempio di Erice verso il santuario gemellato di Sicca Veneria nell'attuale Libia. La Katagogia (termine che significa "discesa" o "ritorno"), invece si celebrava in primavera, il 23 aprile, con il ritorno delle colombe e di Venere rigenerata, ad Erice, segnando l'inizio dell'estate e la conclusione delle feste sacre. L'Anagogia segnava l'inizio di un periodo di astensione dai sacrifici nel tempio di Venere Ericina, mentre la katagogia segnava il ritorno delle feste sacre e la fine dell'attesa. Durante la Katagogia, il santuario veniva addobbato a festa e le colombe sostavano sulle mura dell'edificio sacro. 
Il Santuario di Venere Ericina, che si trovava dove oggi sorge il Castello Normanno, chiudeva i battenti il 25 ottobre. Il portone del luogo di culto alla Dea dell’amore e della fertilità veniva riaperto il 23 aprile con la Katagogia. Per questi due momenti le sacerdotesse di Venere e gli addetti al santuario tenevano dei riti e delle feste, che ancora oggi vengono riproposti, in una suggestiva rievocazione davvero da vedere, su iniziative del professore Salvatore Corso, grande cultore e conoscitore della storia trapanese, ericina e dell’intero comprensorio.

Il culto di Venere Ericona prese origine nell'antica città siciliana di Eryx, dove fu fondato il santuario in onore della Dea. Nell'elima Erice, in questo antichissimo tempio, dall'VIII sec. a.C. il culto della divinità femminile della fecondità assunse, con il passare dei secoli e dei popoli, nomi diversi. Il culto ebbe inizio dai Sicani, i quali elevarono una piccola ara all’aperto nel centro del “thèmenos” ossia un recinto sacro. In epoche successive fu costruito un santuario dedicato dai fenici alla dea Astarte adorata dagli Elimi, poi a Tanit dai cartaginesi, successivamente ad Afrodite dai pelasgi e infine a Venere Ericina dai Romani.
Il tempio di Venere Ericina, che sorgeva sulla cima del monte Erice, era un luogo di pellegrinaggio per i naviganti del Mediterraneo, che si rivolgevano alla Dea per la protezione in mare. Furono i Carteginesi ad introdurre molti dei riti che hanno caratterizzato la montagna che fu di Venere. Con la sue sacerdotesse, le jerodule, che praticavano la prostituzione sacra. Con quel fuoco sacro sempre acceso, che dal tempio sulla vetta del monte indicava la giusta rotta ai naviganti. Uomini che in epoca pagana risalivano la montagna per portare doni alla Dea e si univano alla sue bellissime sacerdotesse. Riti che hanno resistito ben oltre l’avvento del Cristianesimo, sembrerebbe fino al 1500. Insomma in quest’angolo della Sicilia occidentale c’è sempre stata una donna a vegliare e proteggere le popolazione del Monte e del suo comprensorio. Un’immagine di bellezza e amore  che ha sempre viaggiato sulle ali delle colombe. Simbolo di purezza, rettitudine e pace.

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